GIOVEDÌ 13/03/2025
ore 21:00
presso
Fotoclub Il Bacchino
Via Genova, 17/5 – Prato.

Nella mia attività di agronomo ho fatto, per molti anni, la consulenza in aziende agricole gestite da agricoltori, ex-mezzadri o figli di mezzadri, con i quali si è instaurato un rapporto di grande affetto e amicizia.
Quando poi ho interrotto questa attività per dedicarmi solo all’insegnamento, e ho cominciato ad occuparmi di fotografia, mi è venuto spontaneo, tra i primi lavori, realizzare una serie di ritratti di questi agricoltori che furono anche esposti in una mostra.
Questo però non mi sembrava sufficiente per celebrare in modo adeguato la considerazione che ho per questi lavoratori della terra che ammiro per la passione per il loro lavoro e l’energia che, anche da anziani, mostrano sui campi.
Ho deciso così di ricontattarli tutti e con l’aiuto degli amici della Confederazione Italiana Agricoltori, ho avuto gli indirizzi dei soci del Chianti Fiorentino e del Mugello, che avessero il requisito di essere legati al mondo della mezzadria.
Ho visitato circa 40 aziende agricole, preferendo un lavoro di tipo più emozionale che documentario, avendo come obiettivo quello di raccontare con il mio sguardo questo mondo, composto da famiglie di agricoltori che da generazioni hanno fatto questo mestiere svolgendo anche un ruolo di custodi del territorio; questo è un aspetto che tanta importanza ha avuto nel passato ma che ancora oggi ha un ruolo fondamentale per cui deve essere difeso e senza il quale la gestione idrogeologica delle nostre zone instabili rischia danni imprevedibili.
La crisi economica che lo ha colpito negli ultimi decenni rischia infatti di provocarne la sparizione a favore di un modello gestito dai gruppi finanziari o in generale da grandi aziende agricole.
Questo comporterebbe probabilmente perdita di qualità nella produzione alimentare visto che su grandi appezzamenti si tende a coltivare solo ciò che conviene di più a livello economico, abbandonando invece colture più specifiche e/o meno redditizie, ma fondamentali per la biodiversità rurale.
Il titolo (“radici” in latino), vuole ricordare una parte della pianta fondamentale ma non visibile come sono le radici. Allo stesso modo il ruolo degli agricoltori è stato fondamentale per la costruzione del paesaggio, per la salvaguardia idraulica del territorio, per il mantenimento di biodiversità e per molti altri aspetti, senza apparire evidente e quindi non apprezzato in modo adeguato.
Il lavoro è cominciato di fatto nel 2018 ed è terminato nel 2024.
Biografia
Gabriele Tartoni, di professione agronomo, insegna presso un Istituto Professionale Agrario di Pistoia. Inizia a fotografare nel 2017.
Nel 2018 pubblica un suo lavoro sulla flora del lago Bilancino di Barberino di Mugello, su riviste online ed espone in varie sedi.
Nel 2019 pubblica il suo lavoro “Metato” su Agorà di Cult della Fiaf e realizza un libro fotografico in collaborazione con il Comune di San Marcello Piteglio (PT).
Nel 2021 con l’opera “Come in una bolla” vince il Premio “L’uomo e l’umanità” a “Penisola di luce” di Sestri Levante ed espone all’Aranciaia della Reggia di Colorno a ColornoPhotoLife 2021.
Nel 2022 con l’opera “Il popolo dei boschi”, ottiene la Menzione d’onore al Corigliano Calabro Book Award, vince il primo premio al concorso del CIFA “Crediamo ai tuoi occhi”, è segnalato alla manifestazione Penisola di luce di Sestri Levante, e vince il primo premio al Portfolio dell’Ariosto di Castelnuovo Garfagnana.
Nel mese di settembre 2023, una selezione di immagini del lavoro “Metato” con intervista all’autore, è stata pubblicata sul numero 74 della rivista “Progresso fotografico” serie oro dal titolo “Il lavoro dell’uomo – La forza del reportage”.
Nel mese di novembre 2023 risulta tra i 5 finalisti del Premio Italian Sustainibility Photo Award – ISPA con “Il popolo dei boschi”.
Nel 2024 con la stessa opera finalista al Bifotofest di Mogoro in Sardegna.
Nel numero 251 (Dicembre 2024), della rivista Il Fotografo, è pubblicato un estratto del lavoro “Il popolo dei boschi”.
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